L’Avvocato Francesco Brandoli, dal 2020 associato professionista AIMS e presente nell’elenco dell’Organismo di Mediazione presso l’Ordine degli Avvocati di Bologna, può definirsi un esperto in mediazione familiare e può pertanto offrire anche questo tipo di servizio, privatamente o presso l’Organismo, ovviamente in un ruolo che non deve – in questo senso – sovrapporsi alla veste d’avvocato per i medesimi utenti.
Nel 2023, ha acquisito anche l’ulteriore qualifica di Coordinatore Genitoriale, in sigla Co.Ge. (presso ISCRA – Istituto di Psicoterapia Sistemica e Relazionale di Modena), altra competenza che va ad aggiungersi a quella di Avvocato e Mediatore Familiare e che può ulteriormente essere posta al servizio dei Clienti, sempre nel rispetto di ruoli e competenze.
Dove: Il Mediatore Familiare e Co.Ge. Francesco Brandoli può ricevere a Bologna, presso lo Studio di Via dei Mille n. 22 (tel. 051/4982990), oppure a Sasso Marconi (BO) presso il Centro Medico Roncati di Via della Stazione n. 51 (tel. 051/842690).
Che cos’è la Coordinazione Genitoriale?
La Coordinazione Genitoriale è un processo di risoluzione attiva delle controversie centrato sul minore, attraverso il quale un professionista che si occupa di famiglie e minori, con formazione ed esperienza nella mediazione familiare, aiuta i genitori altamente conflittuali ad attuare il loro piano genitoriale, facilitando la risoluzione delle controversie in maniera tempestiva, sensibilizzandoli sui bisogni dei loro figli e, previo consenso delle parti, prendendo decisioni in base al contratto di incarico.
Che cos’è la Mediazione Familiare?
La Mediazione Familiare è uno spazio di dialogo e ascolto facilitato dalla presenza di un esperto in Mediazione che aiuti le parti ad essere conferenti verso un fine ultimo: quello di definire al meglio gli assetti organizzativi della propria relazione in crisi e ormai volta alla conclusione.
Nella Mediazione i protagonisti sono le parti: per addivenire a una separazione o divorzio, alla definizione di una relazione o di una unione di fatto o civile, per gestire i rapporti genitoriali, etc., ci si può rivolgere a un Legale o a un Giudice, ma, a prescindere da questi ruoli, che non vengono eliminati o sostituiti dalla Mediazione, molte persone decidono di riportare a un livello di armonia e parità il dialogo con quella persona che è stata e sarà sempre un pezzo importante della propria vita.
Piuttosto che subire una decisione dall’alto, come quella di un Giudice, che potrebbe non rendere contento nessuno, si preferisce tentare di raggiungere una definizione dei propri bisogni e delle proprie richieste in concordia con l’altra parte, appoggiandosi all’aiuto di un esperto che possa favorire questo clima.
Quando tutto sarà più chiaro e le parti avranno deciso dove veramente vogliono portare la loro vita, allora sarà più facile rivolgersi a un Professionista per dare agli accordi una veste formale o giuridica.
Il percorso può essere, in senso più ampio, sfruttato anche per definire qualsiasi relazione problematica familiare, ad es. la cura di un anziano o di un soggetto fragile.
Il Mediatore non è una figura che dia ragione o torto a nessuno, ma un facilitatore del dialogo per arrivare da sé alle proprie decisioni e, se del caso, maturare nuovi punti di vista.
Come opera la Mediazione Familiare?
Il percorso di Mediazione Familiare si sviluppa in circa una decina di incontri di 1 ORA cad., principalmente congiunti, salvo la necessità di sessioni individuali in cui cercare di concentrarsi sul focus dei singoli soggetti, sempre nell’ottica di rendere migliore il dialogo tra le parti.
Nella Mediazione si devono rispettare tempi paritetici di parola (e di ascolto) e si deve evitare il turpiloquio. Non possono essere ammesse coppie con problemi legati a violenza e il Mediatore non potrà essere un terapista – figura distinta – e sarebbe meglio capire da subito che il suo ruolo dovrà essere imparziale, pertanto non potrà essere oggetto di alleanze né confidente di segreti che non si vogliano affrontare con l’altra parte del percorso.
Alla Mediazione Familiare partecipano esclusivamente le parti, senza assistenza di avvocati: il metodo richiede la c.d. “tregua legale”, cioè la possibilità di sospendere percorsi giudiziari eventualmente intrapresi nell’attesa di verificare se possibile giungere a una nuova e convincente formulazione degli assetti relazionali da restituire ai Legali per poi concludere e definire quella parte formale del caso.
Come opera la Coordinazione Genitoriale?
Il percorso di Coordinazione Genitoriale si sviluppa in maniera similare alla Mediazione, sempre con incontri di 1 ORA cad., principalmente congiunti, salvo la necessità di sessioni individuali da effettuare sempre in un rapporto paritetico. Il contratto, se volontariamente chiesto dalle parti, prevede una durata di circa 6 MESI, rinnovabili in base alle effettive esigenze, secondo un calendario che viene concordato all’inizio del percorso; qualora invece l’invio avvenga dal Tribunale, la durata deve anche adeguarsi alle tempistiche indicate dal Giudice.
Il Co.Ge. cerca di risolvere le situazioni di alto conflitto e quindi, previo consenso delle parti, può anche fornire prescrizioni e dare indicazioni: coordina la rete familiare, cioè l’insieme di professionisti e figure che orbitano intorno al/ai minore/i, per cui può prendere contatto anche con figure di riferimento come docenti scolastici, assistenti sociali o educatori, medici, psicologi, etc. Per favorire la comunicazione, che normalmente avviene in forma scritta, può essere creata una chat cui partecipino genitori e Co.Ge., così da facilitare il dialogo.
Il tutto con il fine di favorire i genitori nell’attuazione di un piano genitoriale, cioè «un accordo tra genitori che si impegnano a soddisfare al meglio i bisogni dei figli nella nuova condizione della relazione co-genitoriale».
Al termine di ogni incontro viene redatta una sintesi scritta dei temi trattati e degli accordi raggiunti, anche per una verifica dell’esecuzione nel tempo degli impegni presi; al termine di tutto il percorso, viene redatta una relazione finale, riassuntiva e conclusiva.
Riservatezza
Tanto la Mediazione Familiare, quanto la Co.Ge., presuppongono l’impegno di tutte le parti alla riservatezza: tutto quanto emergerà e sarà detto negli incontri (congiunti o individuali) non sarà oggetto di registrazione e resterà nello spazio di Mediazione e non potrà essere divulgato all’esterno e/o a terzi, né usato in processi, salvo ovviamente il consenso espresso delle parti, ad es., per la relazione di Co.Ge. o che raggiungano un accordo in mediazione.
Il mediatore/Co.Ge. non potrà essere chiamato a testimoniare sul contenuto del percorso e degli incontri.
Origini
Il modello sistemico-relazionale trae origine dalla “teoria generale dei sistemi” (Von Bertalanffy, 1969), per cui ogni organismo è una totalità composta di parti interagenti tra loro e tendenti all’equilibrio in un rapporto circolare tra le sue parti, per cui il cambiamento di una componente modifica anche le altre e di riflesso tutto il sistema: un fenomeno può essere compreso solamente affrontandolo globalmente e analizzandone l’organizzazione delle relazioni esistenti e l’interazione tra le varie componenti.
Anche la famiglia viene vista come un vero e proprio sistema aperto in scambio con l’ambiente e cioè il contesto in cui gli individui che ne fanno parte crescono e cambiano, influenzandosi a vicenda.
La sofferenza, il trauma, il dolore di uno, possono rendere disfunzionale l’intero sistema.
Secondo Gregory Bateson, ogni volta che una persona comunica qualcosa a un’altra, offre una definizione di sé stessa e dell’altro oltre che del tipo di interazione esistente tra loro; secondo la “Pragmatica della comunicazione umana” (Watzlawick, Beavin e Jackson, 1967) non si può non comunicare, posto che «L’attività o l’inattività, le parole o il silenzio hanno tutti il valore di messaggio: influenzano gli altri e gli altri, a loro volta, non possono non rispondere a queste comunicazioni e in tal modo comunicano anche loro.»
Intervenire sul contenuto o sulla relazione; definire la punteggiatura e cioé ordinare e organizzare gli eventi a seconda di un determinato punto di vista (il proprio), considerare il modulo analogico cioè la comunicazione non verbale; riequilibrare lo scambio comunicativo affinché sia simmetrico o complementare… Sono tutti strumenti di Mediazione e Co.Ge.
Il Mediatore/Co.Ge., in questo caso, non è più un osservatore estraneo: calato all’interno del sistema e quindi, entrando in relazione con esso, cerca di riequilibrarne le interazioni, eliminando la disfunzione e lavorando in maniera proattiva all’equilibrio.
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